Chi paga il conto degli aumenti?
Che bello sarebbe aprire un articolo con qualche notizia positiva, anche piccola!
In questo periodo nefasto mi accontenterei davvero di poco. Invece nulla, non accade niente che meriti di essere definito buono, favorevole o quantomeno utile. Non voglio annoiare il lettore con l’elenco degli avvenimenti negativi iniziati oltre due anni fa e che, per ragioni diverse, continuano grazie ad un dittatore giustificato da qualche bastian contrario, molto probabilmente con un passato recente da No-Vax.
Il vending sta pagando tutto questo a caro prezzo. A proposito di prezzi, gli aumenti auspicati oramai tempo fa non sono più sufficienti. In un momento in cui abbiamo cercato di farli digerire con molta difficoltà ai nostri clienti, tutto è aumentato di nuovo e continuerà ad aumentare.
Per inciso, la scorsa settimana, mentre mi trovavo lungo l’autostrada Parma-La Spezia, durante il rifornimento di carburante mi concedo un caffè presso il punto vendita “Sarni”: prezzo, un euro e quaranta centesimi. Noi siamo ancora quelli dello “0,30” e quando arriviamo ad ottenere un prezzo da “0,40” in su ci pare di aver vinto alla lotteria. Dimenticavo: il caffè faceva pure schifo, pur costando da tre a quasi cinque volte in più di quello delle nostre “macchinette” (termine volgare purtroppo largamente usato, che la dice lunga sulla reputazione del nostro settore)
C’è ancora tanto da lavorare per riconoscere al vending la nobiltà che merita. Ci eravamo illusi di recuperare qualche punticino di margine sul food e, in particolare, sugli snack ma anche qui la carenza di grano, di mais e di olio di girasole ha fatto lievitare i prezzi alla fonte. Dovremmo riscoprire, (ri)pulendolo dalle accuse degli ultimi anni, l’odiato olio di palma vittima di critiche forse eccessive.
Ma, anche qui, pare che gli oli alternativi non riescano a coprire completamente i consumi attesi. Famosi produttori di patatine finiranno a breve le scorte di olio di semi di girasole, altri si sono messi al riparo facendo coperture ad un costo al litro più che raddoppiato, per evitare future speculazioni. Non dimentichiamoci che girasoli e grano fanno parte della filiera alimentare di base. In una condizione normale, i contadini in Ucraina dovrebbero seminare ora per avere un raccolto nel 2023 ma ora quegli agricoltori si trovano sotto le bombe. Se poi ci spostiamo in Asia, quante di queste materie prime verranno assorbite dalla Cina? Mi sto “allargando” troppo, con il rischio di diventare noioso…
Anche la grande distribuzione combatte con questi problemi: la questione del prossimo futuro non sarà tanto la mancanza di prodotto, quanto il costo del carrello della spesa, come emerso durante una recente intervista con Carlo Buttarelli, Direttore Relazioni di Filiera di Federdistribuzione.
Non vi ho portato notizie positive, purtroppo, ma già ne eravate al corrente. Meno male che i nostri distributori automatici non vanno a gas… Ah, no! Anche per generare corrente serve il gas: faccio confusione perché qui aumenta tutto! Almeno questo costo sarà a carico dei nostri clienti che, credetemi, ben presto inizieranno a battere cassa.
di Massimo Ferrarini, Amministratore Unico di Miami Ristoro